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martedì 17 aprile 2012

Attività 4

Mi sono svegliato da un bip ritmico. Ero sdraiato. La luce era tornato, ma era diversoPiù penetrante. Sterile. Un ospedale.
La mia gamba ha sentito appiccicosa e stretta. È stata avvolto in una garza e bende e unguento denso.

Ero esausto. Ho visto la figura di mia madre ai miei piedi. Qualcuno mi ha strizzato la mano. 



Ho visto una grande mano familiare attorno alla miaPapà!

Noi tutti guardavano l'un l'altro e insieme abbiamo cominciato a piangere.

"Mi dispiace. Mi dispiace tanto." Ho sentito mio padre ansima sotto i suoi singhiozzi.
"Innumerevoli giorni sono passati," ha detto Mamma, "siamo felicissimi che ti sei risvegliatoSiamo felicissimi."

Ho sentito più voci sul lato opposto della stanza. Era la TV.
"Dopo diverse settimane, il giovane Filippo ha fatto un pieno, miracoloso recupero. I suoi rapitori si arrese il ragazzo il mese scorso senza chiedere un riscatto. La sua famiglia..."

Non riuscivo di ascoltare di più. Ero sopraffatto. Filippo. Sano. A casa.

"Siamo felici, Michele. Non abbiamo mai avuto tanta paura," Mamma ha detto.

"Non l'ho mai." Ho sussurrato.

3 commenti:

  1. Mi piace molto che usi la paura com'una unita' di misura della maturita' e crescita di Michele. Che bello come parafo!

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  2. "La luce era tornata, ma era diverso. Più penetrante. Sterile. Un ospedale." Mi piace questa descrizione della luce di ospedale. E' esattamente la sensazione che da'. Si sente un po' pauroso e un po' scommodo. Anche lo stile sommiglia a quello di Ammaniti, con le frasi corte.

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