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martedì 17 aprile 2012

Attivita 4


Una figura scura si è avvicinata. Papà lo ha guardato.
Papà, devi scappare.
Nel rombo papà ha detto:--Non l’ho riconosciuto. Aiutatemi, vi prego, è mio figlio. È ferito. Non l’ho...
Ora era di nuovo buio.
E c’era papà.
E c’era io.

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Mi sono svegliato in una stanza bianca con una grande finestra. C’erano le macchine intorno a me che facevano il bip molte volte. La luce del sole ha fatto la stanza più brillante che era accecante. Mia madre e Maria dormivano in una sofà fronte da me. Papà stava concentrato di quello che succedeva fuori della finestra, con i occhi rossi e con lacrime. Ho visto la porta: c’era molto carabinieri fuori della stanza. Un dolore forte ha viaggiato per tutta la gamba ferita quando ho provato di sedere. Solamente avevo una domanda nella testa dolorante.

“Filippo?”

Papà mi aveva sentito e si è venuto verso di me, dicendo “Shh, non parli di più. Lui è con sua madre e la sua famiglia.” Ha preso la mia mano e l’ha baciato. Lui ha chiuso gli suoi occhi e più lacrime scorrevano sulla faccia. Mi ha guardato con gli occhi rossi e mi ha detto, “Michele, tu sei un bambino buono e puro. Sempre fai quello che tu pensi che sia giusto. Va bene?”

Non potevo dire niente. L’immagine di lui ed io nel buco per sempre era stata incisa nella mia testa. Ma questo era un lato di mio padre che non avevo visto per niente. Un’ uomo debole, mio padre.

Uno degli carabinieri ha bussato la porta leggermente, e ha chiamato a papà di uscire dalla stanza. Io sapevo quello che significava. Era tempo.

Ho cominciato di piangere in silenzio. Papà mi ha datto una bacia nella testa e un’ abbraccio forte. “Perdonami Michele.” Ho detto che si con la testa. Lui ha baciato a Maria e mia madre, e dopo lui è uscito della stanza. Era l’ultima volta che l’ho visto.

Si papà, ti perdono. 

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