P.20 edizione vecchio:
“Lo avevano fatto. Avevano impalato la gallina. Se ne stava in punta a una canna. Le zampe penzoloni, le ali spalancate. Come se prima di rendere l’anima al Creatore si fosse abbandonata ai suoi carnefici. La testa le pendeva da un lato, come un orripilante pendaglio intriso di sangue. Dal becco socchiuso colavano pesanti gocce rosse. E dal petto le usciva la punta della canna. Un nugolo di mosche metallizzate le ronzava intorno e si affollava sugli occhi, sul sangue. ”
Commento: Questo è il momento quando Michele vede la gallina impalata dalla banda. L’immagine è veramente disgustosa. I ragazzi, condotti da il Teschio, che, come l’autore ribadisce ripetutamente, ha una tendenza verso il violente, piantano la gallina, il simbolo sanguinoso della sua conquistà, alla cima della collina, come se fossero una banda di uomini primitivi che contrassegnano un pezzo di terra appena vinta. In accordo, il lessico del paragrafo diventa all’improvviso più difficile, in paragone a quello che è venuto prima nel libro, magari perché l’autore fa fatica a sottolineare bene la violenza e la brutalità della scena. Come vedremo più tardi, la crudeltà nel mondo dei ragazzi troverà il suo equivalente nel mondo degli adulti.
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